Solo negli anni Ottanta, nel clima espressivo del post – moderno- la scultrice torna alla pittura. Nella sua ultima intensa stagione esegue cicli di dipinti. Indaga le atmosfere della memoria, porta sulla tela l’immaterialità del tempo, evoca l’innocenza e la fragilità dei corpi. Quella realtà che aveva indagato fin dalla giovinezza ora diventa un’apparizione lieve e senza peso, una presenza volatile. Come Medardo Rosso, Dora potrebbe ripetere che “gli uomini sono scherzi di luce”. Figure e cose le si presentano intessute in una sostanza ovattata e soffice, carica di lirismo e di mistero.
(da Elena Pontiggia, Dora Bassi, una ricerca instancabile. Opere dal 1950 al 2006, catalogo mostra, Cormons, 2010)